La toma, prodotto tipico degli alpeggi
In primavera si consumava abbondantemente la verdura raccolta nei prati e si preparavano ottime minestre di erbe, insalate di cicoria e gustose frittate.
Era abituale il consumo di riso e pasta, uniti a legumi, a verdure e nelle minestre.
La carne occupava un posto importante sulle tavole festive e su quelle imbandite per le cerimonie e le occasioni rituali. La carne proveniva generalmente dall’allevamento familiare di mucche, maiali, capre, pecore, pollame e dalla cacciagione. Si cucinava arrostita, bollita o in umido, con aromi naturali e spezie. I condimenti utilizzati erano soprattutto burro, lardo, strutto e olio di noci. Solo raramente veniva usato l’olio d’oliva. Il miele era molto apprezzato come alimento, medicina e dolcificante.
Limitato era il consumo di zucchero, caffè, spezie e vino. La grappa e altri superalcolici preparati con le erbe montane, come génépi, achillea moscata, éwulewu, a Issime, ebòläbò, a Gressoney, o con sambuco, lamponi, bacche di rosa canina o di ginepro, ciliegie selvatiche, erano riservati alle occasioni speciali o utilizzati come medicinali.
Il pesce conosciuto erano, oltre alla trota dei nostri torrenti e dei laghi alpini, il merluzzo e le acciughe sotto sale, la salacca, il tonno sotto olio venduto sciolto. In primavera le rane erano una leccornia.
3. Hòckiene (gonfiotti) - Gressoney 4. Chiechiene - Gressoney Rissili - Issime
Avvenimenti come la panificazione e la macellazione del maiale erano sempre il pretesto per lasciarsi andare a goliardici festeggiamenti.